Giovedì 26 Ottobre a Pompei presso la Casina dell’Aquila, è stato presentato alla stampa il restauro del "Lupanare" realizzato dalla Soprintendenza Archeologica di Pompei e finanziato dalla Compagnia di San Paolo.
Il restauro del Lupanare fa parte di un più ampio progetto integrato, denominato Progetto Attice, che ha già permesso il restauro delle Terme Suburbane.
Il Lupanare, da lupa che in latino significa prostituta, era il più importante dei numerosi bordelli di Pompei, l'unico costruito con questa precisa finalità.
Gli altri erano infatti di una sola stanzetta, spesso ricavata al piano superiore di una bottega.Ve ne erano circa venticinque, soprattutto nei pressi di incroci con strade secondarie.
Le prostitute erano schiave, di solito greche ed orietali. Il prezzo andava dai due agli otto assi (la porzione di vino ne costava uno): ma il ricavato, trattandosi di donne senza personalità giuridica, andava al padrone od al tenutario (lenone) del bordello.
Era costituito da un piano terra e un primo piano collegati da una stretta rampa di scale.
Il piano terraera destinato alla frequentazione di schiavi o delle classi più modeste; aveva due ingressi, un corridoio di disimpegno e cinque stanzette con letto e capezzale in muratura, chiuse da porte di legno, mentre sul fondo c'era una latrina. I letti in muratura venivano coperti da un materasso ed alle pareti quadretti dipinti, raffiguranti diverse posizioni erotiche.
Al piano superiore si accedeva da un ingresso indipendente e attraverso una scala che terminava su un balcone pensile si accedeva alle diverse stanze.
Queste, più ampie e con maggiore decoro, erano riservate ad una clientela di rango più elevato.
La costruzione dell'edificio risale agli ultimi periodi della città...
Per visualizzari molte altre fotografie dei dipinti clicca QUI
0 commenti:
Posta un commento