Dopo l'estate potrebbero esibirsi direttamente durante una messa nella Chiesa di San Bartolomeo della Beverara e allora si sarebbe una gran notizia. Ma anche così come stanno le cose, ce n'è già abbastanza per alzare un gran polverone. I fatti: il coro omossesuale Komos, una formazione composta da 25 uomini (la prima in Italia), chiede al parroco Don Nildo Pirani, di avere a disposizione una sala prove e il sacerdote spalanca le porte della parrocchia. Ma, un pò a sorpresa, ieri è arrivato l'alt della Curia che ha fatto notare che un'iniziativa del genere ha bisogno del parere positivo del vescovo, che invece non c’è.
"Non è in gioco la condivisione o meno dei problemi dei gay - ha spiegato ieri il parroco all'Ansa - il punto è la concessione di una sala prove. Se cantano, che male fanno? Anzi, sarebbe una preclusione ideologica dire di no". Il coro ha già utilizzato la sala prove della parrocchia nel mese di luglio e ricomincerà a settembre. Prima provavano al Cassero, sede dell'Arcigay bolognese ma a causa dell’acustica non perfetta si è deciso di ripiegare sulla parrocchia di via della Beverara. "Ho chiesto ospitalità una volta a settimana e il parroco ha accettato - racconta il direttore di Komos, Paolo Montanari - e mi ha dato pure la chiave del salone. Mi è sembrata una persona aperta, gentile, pratica e poi gli piace la musica". A confermare la disponibilità è lo stesso Don Nildo, classe 1927 e parroco a San Bartolomeo da 33 anni: "Io non sposo le idee dei gay, ho le mie posizioni e alcune da maturare ma offro semplicemente accoglienza a un gruppo di gay che cantano. Oltre a loro provano il coro parrocchiale e un gruppo che fa danze e canti. La sala viene concessa, dietro offerta libera per le spese, a tutti. Sono esclusi solo partiti e gruppi per iniziative politiche o eversive". Tutto a posto dunque? No.
"Non è nel potere del parroco prendere decisioni del genere - spiega al Corriere di Bologna il vescovo ausiliare Ernesto Vecchi - ma serve il parere di un ordinario diocesano e cioè o del vescovo o del vicario. Una scelta di questo tipo ha bisogno di un atto della Curia e a me non risulta che ci sia stata alcuna autorizzazione. Mi fermo qui".
Rimane ora da capire che cosa farà la Curia. Se non interverrà il coro continuerà ad utilizzare la sala prova della parrocchia per prepare i suoi concerti. E magari il desiderio dei ragazzi di Komos potrebbe anche realizzarsi: "Noi siamo disponibili - ha spiegato Montanari - anche a cantare in determinate occasioni durante le funzioni liturgiche". Una disponibilità a cui lo stesso parroco non ha chiuso la porta: "Si vedrà. Noi abbiamo già un nostro coro, dovrebbero mettersi d’accordo tra di loro". Ma, a questo punto, è meglio usare il condizionale.
Fonte: Corriere di Bologna
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