A riprova che il "Festival Mix" di Milano va oltre i generi, identitari e cinematografici, senza porre limiti alle commistioni/contaminazioni dei mezzi espressivi, un film prodotto per la televisione ha sbaragliato senza difficoltà i concorrenti: vince infatti la 23a edizione "Sa Raison D'être" di Renaud Bertrand, regista dello sbarazzino "Clara Sheller", vera e propria saga di tre ore trasmessa dalla tv francese in due puntate. Accostato a "I Testimoni" di Téchiné per le tematiche affrontate, "Sa Raison D'être" è un ambizioso affresco che attraversa vent'anni (1981-2001) nella vita di una famiglia francese allargata: Nicholas e sua sorella Isabelle sono due ventenni medio borghesi entrambi innamorati di un avvenente falegname, Bruno. Quando Isabelle muore accidentalmente, vittima non predestinata di un attentato politico, saranno proprio Nicholas e Bruno a crescere il bimbo di due anni di Isabelle. Intorno all’insolito nucleo ruotano altri personaggi che forniranno a loro modo solidarietà e/o un aiuto concreto quando a Bruno verrà diagnosticato l'Aids dopo una trasfusione di sangue. E proprio sulla percezione della malattia nella società, la difficoltà nel reperimento delle informazioni sull’evoluzione della malattia, il superamento dei pregiudizi omofobici è incentrata la parte meno intim(istic)a del film. La scelta della giuria sembra indirettamente e giustamente voler porre l'attenzione su quanto sia interessante la qualità di vari prodotti per il piccolo schermo d’interesse anche queer (si pensi al'eccellente "Brothers & Sisters", a "The Wire" o al recente "Mental" su Fox) e come il linguaggio cinematografico sia sempre più debitore di un'estetica Tv - e viceversa - con riferimento a format meno allineati che non necessariamente si adeguano alle esigenze "normalizzanti" di una prima serata. E non sono forse televisivi i lunghi dialoghi in campo-controcampo del canadese "Mulligans" (amori da soap in stucchevoli campi da golf) o le ligie ricostruzioni da fiction storica del lesbico "Affinity"?
Un premio speciale è andato all'onesto dramma ceco "A Country Teacher" di Bohdan Sláma su un insegnante di biologia che si trasferisce in campagna e si invaghisce non ricambiato del figlio di una contadina innamorata di lui.
Un premio speciale è andato all'onesto dramma ceco "A Country Teacher" di Bohdan Sláma su un insegnante di biologia che si trasferisce in campagna e si invaghisce non ricambiato del figlio di una contadina innamorata di lui.
"The Way I See Things" di Brian Pera, si è aggiudicato invece una menzione meritata, mentre tra i documentari ha trionfato l'eccellente "2 Volte Genitori" di Claudio Cipelletti (QUI una mia recensione) e fra i cortometraggi è emerso "Cowboy" di Till Kleinert.
Buono il bilancio di questa edizione, con aumento di pubblico che ha soddisfatto gli organizzatori e un'equilibrata varietà di proposte. All'anno prossimo!
Fonte: Gay.it
Spero di riuscire a recuperare Sa raison d'etre, sembra interessante....
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