Fiumi di alcol, cocktail di cocaina e crack, seni di plastica e, per incipit, la solita, annosa domanda sul senso della vita che si fanno i bevitori compulsivi: "Ho appena finito la mia vodka ed eccomi alle prese con il ridicolo, perenne, dibattito interiore in cui discuto se ordinarne un'altra". Protagonista di questo gustoso romanzo memoir di Josh Kilmer-Purcell, dal titolo "In Questi Giorni Sono Fuori Di Me" (Baldini e Castoldi), è un ragazzo di campagna giunto dal Wisconsin alla conquista di New York che di giorno fa il pubblicitario a Soho e di notte si trasforma in una talentuosa drag queen dilettante della scena notturna di Manhattan. Nome d'arte: Aquadisiac, dal pesciolino rosso (vispo come un'anguilla) che s'infila nel seno di plastica per mandare in visibilio i clienti.
Il suo amichetto, Josh, è invece un escort omosex pagato per umiliare i suoi facoltosi clienti: tutti rispettabili padri di famiglia e uomini di successo, come Houdini, disposti a sborsare cifre astronomiche o ad affrontare lunghi viaggi transoceanici pur di farsi incaprettare (in senso tecnico-mafioso) per un week end, in un lussuoso attico newyorkese, dal loro escort preferito. Sono gli ingredienti di questa tragicommedia degli eccessi di cui sono già stati acquistati i diritti cinematografici e che Clive Barker ha definito "in una parola, meravigliosa". Di certo, scritta con garbo essendo pochi gli autori che possono permettersi di scrivere "troia" ogni due per tre senza mai scivolare nel triviale. Sottotitolo possibile: la strada dell'eccesso porta al palazzo della saggezza. O per dirla con Jack e i suoi sogni di un principe azzurro ad interrompere la leggera discesa agli inferi che ha accompagnato un pezzo della sua vita: "Non sarò una drag queen per sempre. E lui non sarà un escort per sempre. Un giorno saremo gente per bene, con carriere stereotipate, crisi di mezza età e alla fine pensionati con un appartamentino in Florida".
Se lo volete conoscere, Josh ha anche una pagina su MySpace e Facebook. Da cui potrebbe spiegare ai profani le piccole grandi differenze che regnano nel mondo del trasformismo: "Chi si traveste a scopo di feticismo sessuale è un travestito. Chi si traveste per dare spettacolo è una drag queen. E chi chiunque pensi che, abiti a parte, il suo corpo non gli appartenga è un transessuale".
Fonte: NotizieGay
venerdì 14 novembre 2008
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